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Se il calcio fosse una droga morirei di overdose
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Calcio (sport)
sport di squadra giocato con un pallone su un campo di gioco rettangolare, con due porte, da due squadre composte da 11 giocatori
Dieci di essi possono toccare il pallone solo con i piedi, il corpo e la testa; uno solo posto a difesa della porta (e perciò detto “portiere“), può toccare il pallone anche con mani e braccia, solamente se il pallone si trova in area di rigore.
L’obiettivo del gioco è quello di segnare più punti (detti gol o reti) della squadra avversaria, facendo passare il pallone fra i pali della porta avversaria.
La durata di una partita è di 90 minuti, divisi in due tempi da 45′ ciascuno più un eventuale recupero.
È uno sport fisico e tecnico e, praticato a livello professionale, ha un rilevante aspetto tattico.
È diventato lo sport più popolare al mondo (sia per il numero di persone che lo giocano, sia per il numero di spettatori) perché è basato su norme semplici, perché si gioca solo con un pallone senza altre attrezzature particolari e perché può essere adattato ai luoghi e alle situazioni più diverse.
La sua origine è antica, ma la versione moderna e codificata del calcio è nata in Inghilterra nel XIX secolo. Da allora il calcio si è diffuso prima in Europa poi in Sud America e quindi nel resto del mondo.
Le partite di calcio sono giocate a livello amatoriale e professionistico. Nel calcio professionistico i calciatori sono undici e la correttezza del gioco è fatta osservare da un ufficiale di gara (l’arbitro) e dai suoi assistenti (guardalinee, giudici di porta e quarto uomo).
Rientra nelle discipline olimpiche dalla seconda edizione.
La competizione calcistica più importante è la Coppa del Mondo FIFA, che si disputa ogni quattro anni sotto l’egida della Fédération Internationale de Football Association (FIFA), il massimo organismo calcistico mondiale. Si tratta dell’evento sportivo più seguito in assoluto.
fair play («gioco corretto» in inglese) è un concetto riferito ad un’etica comportamentale, applicabile ad una pluralità di contesti.[1]
Significato sportivoModifica
Il termine assume particolare rilevanza in ambito sportivo[1], indicando un’attitudine tesa a comportamenti leali e rispettosi nei confronti altrui[2]; ricade sotto tale definizione anche la prevenzione di atti quali violenza e discriminazione razziale.[2] L’aspetto etico si rivolge non soltanto alle figure agonistiche in sé (come gli atleti) ma anche a quelle esterne, tra cui ad esempio i tifosi.[2]
Al fine di promuovere su vasta scala il fair play, non di rado le federazioni sportive hanno fatto ricorso a slogan quali «Say no to racism» («no al razzismo») e «My game is fair play» («il mio gioco è corretto»).[3][4]
Valenza agonisticaModifica
La valutazione del fair play può inoltre costituire un discriminante dal punto di vista prettamente agonistico, rifacendosi alla correttezza di atleti e squadre.[5] Un esempio, in senso calcistico, è relativo ai Mondiali 2018 in cui la Nazionale giapponese si è qualificata a scapito di quella senegalese in virtù del minor numero di sanzioni disciplinari ricevute.[6]
